Molti mi dicono che sul lavoro era sempre sobrio e non ha mai costituito un problema. Poi, nelle ore libere, molti lo chiamavano per farsi raccontare le sue storie, quasi sempre nei bar; gli davano panini, gli offrivano vino, aperitivi. E lui beveva, beveva... Povero Pirlin. Non fece in tempo ad invecchiare. Fu ricoverato presso l'Istituto di Sospiro dove finì i suoi giorni.
I più superficiali, fermandosi al suo aspetto trasandato da barbone, sembravano quasi omologarlo ai bovini con i quali divideva la sua vita. Niente di più sbagliato. Pirlin aveva dei sentimenti e conosco un episodio che può dimostrarlo in maniera lampante. Di fronte al Foro Boario c'era all'epoca il bar-tabacchi - lì vicino ce n'è uno tuttora - di proprietà dei genitori del nostro Autore, Ezio Quiresi. Il papà di Ezio a volte, o meglio ancora, spesso, regalava dei sigari a quel paratore solitario che si aggirava da quelle parti. Pirlin non sapeva fare ringraziamenti formali ma un giorno, incontrando Ezio in Galleria, volle assolutamente offrirgli l'aperitivo. E sapete dove? Nel mitico Bar Giardino di Rancati. E gli disse, naturalmente a modo suo: «Dovevo ringraziare tuo padre per tutti i "toscani" che mi regala».
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