Pagina aggiornata alle ore 10:19:01 di Venerdì, 4 febbraio 2005


Tutti gli assessori cremonesi vogliono la loro "Versailles"
Uffici comunali anche in San Francesco? É davvero troppo


Non si è mai vista in tutta la storia del comune di Cremona dall'Unità d'Italia a oggi una espansione di sedi comunali come quella che è avvenuta sotto la amministrazione Bodini. Prima o poi dovremo occuparci anche di San Francesco, anche se fortunatamente sembra caduta l'idea di trasferirvi degli uffici comunali , ma si prospetta , tra le tante soluzioni d'uso possibili, quella di adibirla a sua volta a supporto del centro culturale di santa Maria della Pietà per gandi mostre. Molte altre comunque le soluzioni
Tra queste la più provocatoria è quella di far tornare San Francesco alla sua originaria funzione, quella di chiesa : Parma sta già provvedendo in questa direzione con un complesso che ha subìto analoghe vicissitudine e che, singolarmente si chiama, ugualmente, San Francesco (al Campo)


Il piano superiore di San Francesco con la imponente navata percorsa dalle sensazionali nervature gotiche che presentano una singolarità davvero rilevante: sono infatti divise in quattro spicchi. La navata di San Francesco è lapiù lunga in città, ben 82 metri, dieci in più di quella del Duomo di Cremona. La foto fu scattata da Antonio Leoni in occasione della mostra "Ospedalechefare" nella quale si prospettò ben più nobile utilizzo di quello proposto oggi da chi ritiene che gli uffici pubblici debbano avere la proprietà dei gas, cioè siano destinati ad espandersi all'infinito.


Nel 1777 cessa di essere chiesa per diventare ospedale, nel 1925 lo scempio con una formidabile lite tra il ministro della cultura fascista Federzoni e Roberto Farinacci

Il destino della chiesa di San Francesco è contrassegnato, a partire dal XVIII secolo, da una serie di tribolazioni, non ultime quelle di cui si sta discutendo in questi giorni, che hanno tutte contribuito a disperdere un immenso patrimonio artistico e a degradare l’intero complesso. La chiesa fu eretta a partire dal 1288 e fu affidata a frati Minori Conventuali; nel 1451 l’Ordine ebbe l’incarico di realizzare il nuovo d di Cremona presso il proprio convento; ebbe comunque fino al 1777 grande attenzione dalle famiglie nobili cremonesi che lo dotarono di straordinarie opere d’arte, come si potrà leggere di seguito.
La chiesa cessò di essere tale quando, appunto nel 1777 su decisione dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa ordinò che tutti gli ospedali della città sorti presso diverse confraternite o luoghi pii, fossero riuniti nell’Ospedale Maggiore, che sorgeva appunto presso an Francesco. I frati minori vennero spostati presso San Marcellino e Pietro che era stata abbandonata dai Gesuiti. San Francesco divenne operativa e funzionale per usi ospedalieri, grazie a una ristrutturazione pensata dall’architetto Faustino Rodi, vincitore della gara d’appalto che prevedeva la dismissione dell’edificio.
Già dal 1912 si era presentata a Cremona la necessità di realizzare un nuovo ospedale che era previsto dovesse sorgere proprio dove è stato realizzato quasi sessant’anni dopo, nel 1971, in via Giuseppina, giudicata la zona più salubre della città). Ma ci fu la prima guerra mondiale, che lasciò le casse vuote. Ritenne quindi di ristrutturare l’ospedale esistente e nel 1925 vennero presi due provvedimenti davvero disastrosi per la sorti di S. Francesco: vennero demolite le navate laterali e la lunghissima navata centrale fu soppalcata, così come appare oggi. In proposito va ricordato che San Francesco presenta la navata più lunga della città: è di ben 82 metri , di dieci superiore alla navata centrale del Duomo di Cremona.
Questo provvedimento non fu certamente indolore. Il ministro alla cultura fascista Federzoni, che sovrintendeva ai beni culturali, fu giustamente e ferocemente contrario. Scoppiò una vera e propria lite con Roberto Farinacci che però, alla fine, la ebbe vinta.
Viene riferito che allo scempio assistette un discusso personaggio che dominava nella cultura del tempo, don Illemo Camelli (fondatore dell’ADAFA nel 1928 che si preoccupò di staccare alcuni affreschi dai pilastri per conservarli al museo civico. Da allora San Francesco si presenta come oggi. La parte inferiore della chiesa è occupata da vari laboratori. La parte superiore attende un provvedimento conservativo e si spera una utilizzazione meno banale di quella proposta dall’assessore Daniele Soregaroli.
Per avere una idea della qualità di questa straordinaria testimonianza della cultura architettonico e artistica cremonese, ecco un elenco delle opere in San Francesco che via via furono asportate o distrutte, un patrimonio straordinario del quale abbiamo a Cremona almeno due esempi facilmente visibili, i quadri del Miradori detto il Genovesino in Palazzo Comunale e il dipinto di Bernardino Campi al Museo Civico, come è meglio specificato nelle scrupolose note di Alfredo Puerari e Rita Barbisotti che suggeriremmo di leggere attentamente: se ne potrebbe trarreun itinerario artistico a Cremona e dintorni dedicato alla memoria della chiesa secolare d San Francesco.

Un immenso patrimonio disperso, ma qualcosa si può ancora facilmente ammirare

Ecco le opere più rilevanti che erano in San Francesco, molte purtroppo disperse, altre nel cremonese ed in varie parti d'Italia o all'estero.
Madonna con i Ss. Francesco e Omobono, piccola tavola di G. B. Berci, firmata, già presso il frate C. A. del Panno poi in Casa Berci;
Madonna col Bambino, residuo di una pala di B. Boccaccino, firmata e datata 1511 e smembratasi per «vecchiezza», posta «al Pilastro, da canto all'Altar nuovo di S. Giuseppe da Copertine» (ora nella Gall. Liechtenstein di Vienna);
affresco di Galeazzo Campi nella controfacciata, distrutto nel rifacimento della facciata;
tarsie del coro attribuite tradizionalmente ad E. Sacca e C. Mantello, di G. M. Platina, (distrutte);
opera di Giulio Campi, non specificata (non risulta nel Distinto rapporto; comunque non reperibile);
affreschi di A. Campi nella Cappella dell'Immacolata, con Paradiso con Angeli musicanti nell'arcene, la Vergine genuflessa davanti alla Trinità in gloria di Cherubini, nella cupola, Presentazione della Vergine al Tempio su un »gran spazio di muro» vicino alla cappella assai guasta (tutti distrutti),(attribuito. ad A. Mainardi, che affrescò effettivamente una cappella, come risulta dall'Archivio dell'E.c.A. [comunicazione di F. Voltini]);
pala di V. Campi già sull'altare Lodi secondo il Baldinucci, poi guastatasi (perduta);
Madonna col Bambino e i Ss. Giuseppe, Francesco e Benedetto, pala di B. Campi all'Altare Coldiroli dietro il coro, firmata e datata '548 (al Museo Civico);
Madonna di Loreto, anconetta di B. Campi già in chiesa e ora a un altare della sagrestia, commissionata da G. B. Arigone (dispersa);
Visitazione, pala di G. Gatti all'Altare Manetta dietro il coro, firmata e datata 1584 (in Duomo, primo altare. del transetto. destro.);
Trasfigurazione, pala firmata (e datata 1620) di A. Mainardi su un altare, dietro il cero (ora nella Parrocchiale di Cava Tigozzi);
S. Fermo (con la Madonna e altri Ss. Martiri), pala di C. Natali sull'altare dietro il «Palco dell'Organo» (nel 1794 era passata nella Collezione del colonnello Lerchenfeld; dispersa);
Fede e Speranza, sculture in marmo di G. Chiari ai lati dell'Altare. di S. Francesco (ora all'Altare di S. Francesco in S. Marcellino);
dipinti di L. Miradori: Ultima Cena,(dettaglio nella foto accanto) laterale sopra i sedili del coro (ora in Pal. Comunale, Salone dei Quadri), S. Antonio da Padova fa inginocchiare un giumento davanti all'Eucarestia, sopra una finestra del cero (ora nella Chiesa della Madonnina a Soresina), e Moltiplicazione dei pani (in alto sotto il titolo, dettaglio) col ritratto del committente V. Baglioni, firmata e datata 1647, grande tela nel presbiterio (ora in Palazzo Comunale, Salone dei Quadri);
grande dipinto di A. Bonisoli sopra la porta maggiore (rappresenta il Rifiuto di sacrificare agli idoli da parte di cinque Francescani in Marocco ed è opera del 1673; secondo l'Aglio fu trasferita a Treia presso Macerata, dove infatti trovasi ancora, nel Santuario del SS. Sacramento: il soggetto è Miramolio re del Marocco condanna alla decapitazione cinque protomartiri cristiani; altri dipinti del Bonisoli passarono, sempre secondo l'Aglio, al colonnello Lerchenfeld);
Cappelle di S. Francesco, di S. Giuseppe da Copertine, di S. Bonaventura, di S. Margherita da Cortona e del Beato Andrea Conti o della famiglia Lodi, decorate da G. B. Zaist (distrutte); chiesa architettata intorno al 1290 da O. Calzolaro e A. Nascimbene, , restaurata da O. Capra, ; nel 1319 è qui sepolto il matematico A. Coletto;
statue dorate di Santi, di P. Sacca, «su faccia del chores (perdute);
Sacrificio di Abramo e Angelo che presenta un'ampolla a S. Francesco di G. B. Tortiroli, nel coro (dispersi);
sette dipinti di G. Zocchi nella Cappella di S. Antonio da Padova con Miracoli del Santo (tre sono forse identificabili con altrettante tele ora nella sagrestia di S. Marcellino).


Ecco in una foto dall'alto l'enorme complesso di san Francesco, diviso in due per ospitarvi il vecchio ospedale..





In genere, però, le amministrazioni pubbliche cremonesi stanno perpetuando la loro scarsa fantasia e non riescono a immaginare altro che ogni edificio restaurato debba essere occupato esclusivamente da loro. In qualche modo, il problema si pone anche per Santa Monica, dove per ora non si è assolutamente immaginato un qualsiasi utilizzo privatistico degli immensi spazi. Eppure, da un affitto consistente potrebbero venire risorse agli enti pubblici che tanto lamentano la scarsità di fondi.



San Francesco va ristrutturato, non c'è dubbio. E' in una situazione di degrado anche più grave di palazzo dell'arte.
Ed allora ecco alcune proposte:
1- Perché non vi collochiamo il museo del calcio alle stesse condizioni previste per il palazzo di Cocchia, salvando così capra e cavoli e destinando il palazzo dell'Arte ad una funzione più consona? San Francesco è in centro, corrisponde perfettamente ai diktat di Vialli e C. che hanno sin qui scartato con sdegno l'officina ottocentesca del gas di fianco al campo sportivo e il mercato ortofrutticolo, in analoga favorevole posizione.
2- Vialli deve essere accontentato anche contro il parere di tutta l'intelligenza cremonese, nazionale e internazionale con una incomprensibile ostinazione certamente degna di miglior causa? Benissimo, ma perché a Vialli si deve riservare un trattamento speciale e ad altri no? Facciamo un bel bando nazionale offrendo San Francesco alle stesse condizioni straordinarie che sono garantite a Villi. A chi si impegnasse a restaurarlo trent'anni più trenta gratis di occupazione con la facoltà di installarvi qualche proficua attività compatibile, proprio come propone Vialli per palazzo dell'Arte. Gli ambienti sono straordinari, ad esempio,un mercato redditizio, la gestione di sale congressi ( chiedere agli imprenditori di Treviso).
3- Il Comune di Cremona vuole spendere a tutti i costi quattrini dei contribuenti? Almeno portino qualche vantaggio anche economico come conseguenza dell'investimento. In città c'è bisogno come il pane di un ostello per la Gioventù. Quale ambiente più favorevole? In pieno centro, spazio di proprietà pubblica. Vuole o non vuole questa città inseguire concretamente i tanto decantati obiettivi di città d'arte? Cominci a pensare dove mettere i turisti.
4- Esposizione permanente di prodotti tipici cremonesi con negozi e spacci di vendita. Oppure i salumieri ed i droghieri in centro fanno schifo?
5- E perché non ci guardiamo attorno e non misuriamo quello che si fa in situazioni analoghe in altre città ? Parma, ad esempio, che è a due passi da noi. Qui si sta procedendo a progettare la ristrutturazione di una chiesa che ha subito altrettante offese e che è sostanzialmente coeva al nostro monumento. Parliamo di San Francesco al Campo (già, proprio l'identico nome....). L'utilizzo nuovo che propone Parma è lapalissiano ovvero è l'utilizzo vecchioe naturale: se è una chiesa, che torni chiesa. Il complesso è stato affidato ai frati che hanno anche trovato i denari necessari e stanno organizzando un restauro secondo nuovi ed originali criteri per cui San Francesco al Campo sarà luogo di culto e di manifestazioni artistiche di altissimo livello. Bisogna avere coraggio, ma anche questa sarebbe una strada praticabile se ci si dà da fare, anche perché ci viene garantito che le strutture della S. Fancesco in Cremona sono tali da poter riportare la chiesa al suo splendore. Immaginate: una navata di 82 metri, un sogno.
6- L'ultima destinazione alla quale saremmo assolutamente contrari è (all'opposto della precedente - seria - provocazione), un club privé per riunioni dopo Giunta, dove le tentazioni di far casino sono sempre molto presenti. Troppo rischioso dalle parti dell'ex ospedale, dove aleggiano ancora le lusinghe di donna Egle e di via Fogarole.

Lettera dal Comune:"Ci espandiamo nell'ex scuola di musica ma fu un errore non far diventare San Francesco fino a piazza Lodi Cittadella amministrativa"

Caro Direttore,
Dire che va recuperata l'area di S. Francesco che da Piazza Giovanni XXIII arriva fino a Piazza Lodi per farne il polo tecnologico dell'Amministrazione Comunale, non significa affatto che il Comune voglia realizzare uffici nell'ex chiesa di S. Francesco. Certo, l'Amministrazione Comunale sta lavorando per riuscire a recuperare quanto del vecchio ospedale non è stato ripristinato negli Anni Settanta, quando la lungimirante opera intrapresa rimase purtroppo incompiuta.
Ma questo vuol dire porre mano innanzitutto, risorse economiche permettendo (fatto questo assolutamente non da poco), ai locali già sede della Civica Scuola di Musica "C. Monteverdi": è qui che verrebbero collocati gli uffici comunali. Il recupero di questa ala dell'ex ospedale dovrebbe servire quindi da traino per proseguire in tale opera e mettere mano anche all'ex chiesa di S. Francesco che, come giustamente lei sostiene, rappresenta un esempio davvero molto importante dell'architettura religiosa a Cremona. Nessun amministratore ha mai sostenuto, pensato o proposto di trasformare l'immenso spazio di questo edificio in uffici e tanto meno in uffici da destinare agli assessori. Se sarà possibile recuperare questo monumento, il suo riutilizzo sarà invece attentamente meditato, tenendo presenti quali sono le esigenze più nobili di questa città dove solo gli Enti Pubblici sono chiamati ad investire ingenti somme di denaro e cospicue risorse, ma non così i privati (si veda solo quanto è diversa la situazione nella vicina Mantova, oppure a Parma dove viene recuperata l'ex chiesa gotica di S. Francesco, già sede del carcere cittadino).
Inoltre, anziché ipotizzare l'esistenza di fantomatici suggeritori di inesistenti stravolgimenti dei beni culturali cittadini da tempo abbandonati o comunque adibiti ad usi impropri, sarebbe forse il caso di chiedersi se fu opportuno, in un passato non troppo lontano, adibire l'ex convento di S. Francesco, con la sua ampia superficie, a sede scolastica, quando il complesso - insieme all'ala compresa tra via Aselli e Piazza Lodi - poteva diventare la cittadella amministrativa di Cremona, evitando così la dispersione degli uffici in sedi diverse, consentendo quindi ai cremonesi di trovare riuniti in unico complesso tutti i servizi comunali, con ampie disponibilità di parcheggio, con passaggi coperti e riparati, con spazi espositivi di grande suggestione, luoghi per convegni, a pochi passi da quel piccolo gioiello che è il Parco del Vecchio Passeggio. Se allora ci fosse stato un dibattito su questa opportunità, se si fosse pensato di più al futuro, se non si fosse scelta la strada più semplice per porre rimedio ad esigenze contingenti, ma si fosse fatto qualche sforzo in più per trovare soluzioni alternative, forse adesso non ci si lamenterebbe del fatto che le sedi comunali sono aumentate.
Anche su questo argomento, che lei ha più volte sollevato sul suo webmagazine, è il caso di fare una riflessione. Innazitutto va detto che le competenze amministrative degli enti locali, dagli Anni Settanta ad ora, sono aumentate in maniera esponenziale e la tendenza, con il federalismo, non è indubbiamente destinata a mutare. Come è possibile allora pensare che, di fronte a nuove esigenze, a nuovi servizi, il Comune non debba espandersi? In altre città hanno costruito ex novo edifici di grandi dimensioni (si veda ad esempio il DUC di Parma) dove hanno riunito tutti gli uffici comunali. Cremona, disponendo di risorse limitate, ha usufruito di locali o sedi che aveva già in uso, mentre ora si sta mettendo mano ad una razionalizzazione dell'esistente (basti pensare che tutti gli uffici dei Servizi Sociali verranno concentrati in Palazzo Ala Ponzone, oppure che in via Geromini sono stati riuniti servizi tra loro correlati, così come avvenuto in via Aselli, mentre è stata data una sede dignitosa alla Polizia Municipale il cui ruolo, come lei ben sa, è mutato radicalmente rispetto al passato). Una razionalizzazione niente affatto semplice, che deve fare i conti con vincoli di ogni tipo, da quelli architettonici a quelli economici, ma necessaria per i cittadini innanzitutto e quindi anche per i dipendenti, che hanno diritto a lavorare in ambienti decorosi.
Albino Rigoni, ufficio stampa del Comune di Cremona
-------------
Apprendiamo che il polo dell'urbanistica si espanderà nell'ex scuola di musica e la cosa non può che farci piacere, perché è (anche?) una nostra precisa proposta.
Aggiungo: meno male che l'ex ospedale non è diventato la cittadella amministrativa del Comune di Cremona. Purtroppo nel contempo dobbiamo registrare il declino di Santa Maria della Pietà, utilizzata meno frequentemente per mostre. Il bilancio di previsione parla di mteeerci mano. Speriamo bene.La zona, in base a una precisa volontà, era stata chiamata non Santa Maria, ma Centro culturale Città di Cremona. Questa era la destinazione, trascurata, incompiuta negli anni successivi, e non per colpa de "Il Vascello". Una destinazione largamente condivisa dalla città e che oggi ( il che insospettisce) sostanzialmente si critica se si afferma che "se si fosse pensato di più al futuro, se non si fosse scelta la strada più semplice per porre rimedio ad esigenze contingenti, ma si fosse fatto qualche sforzo in più per trovare soluzioni alternative, forse adesso non ci si lamenterebbe del fatto che le sedi comunali sono aumentate". Noi aggiungiamo che un vizio italiano, davvero grave, e cremonese in particolare, è di avviare la realizzazione dei progetti, poi di piantarli a metà strada e, come in questo caso, stravolgerli.
Sull'allargamento delle sedi comunali, potremmo fare qualche esempio di "espansione dei gas" che si poteva evitare. Ma non è questa la sede per ritornare anche su questo argomento.