Un attentato alla città rossa: i tetti possono essere adesso di qualsiasi colore? Così si guasta via via in modo irrimediabile la secolare visione dal Torrazzo che commosse pittori e poeti


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Il ritmo dei tetti rossi sotto il Torazzo e il guasto, in una serie di esempi

Il commovente, irresistibile panorama dei tetti rossi di Cremona sta subendo un attentato clamoroso e per più proprio nel cuore della città, una ferita profonda. Ecco fotografati qui sopra gli immensi tetti della nuova Casa di Bianco, sapientemente mascherati verso il basso con la copertura in coppi verso piazza Stradivari ma clamorosamente ostili in tutto il resto del complesso con un colore tecnologico che contrasta paurosamente con il panorama dall'alto tutelato per secoli e che ha dato persino il nome a qualche romanzo. La copertura della casa di Bianco si allinea con quella della torre (e solo della torre) della Palazzo della Corporazioni, ora Camera di Commercio. Il "piccone risanatore" di Farinacci fu violentemente criticato per la indifferenza, si disse, alla fisionomia tradizionale del centro storico. Ora siamo tornati a quegli anni o, a quarant'anni fa, quando un analogo clima di indifferenza urbanistica portò ad altri scempi del panorama di Cremona dal Torrazzo con i grattacieli di Piazza Roma e con la costruzione del palazzo del Fulmine?
Tuttavia contro questi orrori si levò forte allora il grido della città che indusse finalmente la non del tutto incolpevole giunta Lombardi a emettere precise disposizioni di tutela del panorama del centro storico. Oggi ci ritroviamo con una serie di scelte che stanno suscitando profonde preoccupazioni: si pensi al destino dell'architettura di Cocchia a Palazzo dell'Arte, alla violazione del ritmo e del colore delle facciate in via Bonomelli, alla indifferenza per la modifica a scopo speculativo delle antiche cascine cremonesi testimoniata nel servizio "Le cascine cremonesi dimenticate ed offese",
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Per chi ha vissuto quel periodo di 40 anni fa, è ritrovarsi nel medesimo clima di indifferenza giustificata dalla medsima esigenza di ammodernamento "per non lasciare andare tutto in rovina". Ecco, una testimonianza precisa del volto di Cremona dall'alto assolutamente da tutelare e dei guasti che ora riprendono e contro i quali lanciamo un appello accorato, se c'è ancora modo di rimediare.

Le commoventi visioni( anche nel testo) ancora intatte della città rossa: si può guastare questo panorama? Ma qualcuno ci ha già provato, trovando peraltro la fermaq anche se purtroppo ormai inutile protesta della città, che comunque per anni ha impedito che si perpetuassero gli scempi. Ora tutto è dimenticato?



Un attentato del periodo più nero dell'urbanistica cremonese del dopoguerra: la copertura della sala borsa della Camera di Commercio, indifferente al panorama circostante e, qui sotto, l'inserimento a forza delpalazzo del Fulmine in un tessuto che appariva ancora sostanzialmente intatto. 40 anni fa immaginavamo che non si sarebbe più ritornati su questo problema.



Foto Il Vascello ©



Pagina aggiornata alle ore 12:43:58 di Giovedì, 16 dicembre 2004