Una ricerca che può costituire un vero evento
I Sovversivi": dagli Arditi del Popolo alla Banda della Rana, la cellula clandestina del PCI a Piadena
Il libro prende avvio nel 1919, anno in cui vennero fondati i Fasci di Combattimento, ed analizza la nascita, lo sviluppo, l’attività ed infine la sconfitta dei nuclei militanti antifascisti che operarono nella zona compresa tra le provincie di Cremona e di Mantova, nei paesi che sorgono lungo il fiume Oglio.
La Casa Editrice e libreria Cremonabooks ha diffuso il volume di Juri Meda «Sovversivi. Arditi del popolo, antifascisti e fuoriusciti nell’Alto Casalasco (1919-1932)», edito dal Laboratorio della Memoria di Isola Dovarese.

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«La Piccola Russia»
Testimonianza di Battista Lanzoni, detto Batistén (classe 1916) Raccolta da Juri Meda il 5 gennaio 2002
I fascisti hanno dato l'olio di carro a mio padre, che aveva otto figli. Sarà stato del '21 o del '22... avrò avuto cinque o sei anni... ma ricordo bene, figurati! Noi allora abitavamo lì a San Bernardino, nel vicolo che gli dicevano la Picula Rüsia, ché erano tutti poveri in canna. I bambini che abitavano lì li vedevi che andavano fuori la mattina e mangiavano una scodella di latte con una fetta di polenta fredda e andavano a fare i loro bisogni sul letamaio nel cortile. Cose che a dirle adesso non ti credono nemmeno più. Il miracolo economico ha cancellato tutto. Lì dove abitavo io c'era una povertà indicibile. Andavi in una casa e trovavi una tavola e due sedie rotte e un letto con un sacco pieno di cartocci di granoturco. Dire sto a San Bernardino allora era come dire sto in capo al mondo, perché non avevi i soldi e non andavi in società. Lì abitavano tutti i poveracci... Piuic, gli Armèt, i Chittò, tutti uomini di forza che lavoravano tanto, maltrattati anche. E i fascisti andavano a darle a questi poveri diavoli.., ad ammazzarli di botte!
Ricordo ancora i loro camion che giravano per le vie del paese e loro che cantavano ed urlavano «Busgnàk! Vegni fodra de ca!». Ricordo quando venivano giù le camionette dei fascisti da Gussola, da Piadena, da Torre, con Brazöla, Belik e Géo, che dopo mi ha fatto anche da istruttore alla premilitare e mi ha punito perché andavo a marciare senza fazzoletto al collo e cogli zoccoli. Tutti fascisti! Venivano giù più spesso quelli di Gussola... quelli erano terribili! Dopo si abbinavano a Carissimo Varoli, a Ermes Ferrari, ai Madella, ai Sirico quelli che facevano il falegname a San Giuseppe - e andavano in giro per il paese. Sono venuti anche a casa mia. Quando sono venuti a picchiare al portone, mio padre è andato ad aprire e mio zio Abele è riuscito a scappare, ché noi allora abitavamo ancora coi fratelli di mio padre, Abele e Antonio, che eran tutti socialisti.., tutti segnalati. Io ero li in cortile quando hanno dato l'olio a mio padre e ho visto tutto. Dopo i fascisti mi hanno preso, mi hanno buttato sul camion e mi hanno scaricato in piazza, perché non volevano che guardassi. Mio padre è stato male per quindici giorni.
Allora erano tutti socialisti, di comunisti non ce n'erano. I Lanzoni erano tutti socialisti. Il comunismo è nato per una debolezza dei socialisti, ma non doveva nascere, perché l'estremismo, secondo il mio punto di vista, non va bene in nessun caso. C'era da fare il partito unico dei lavoratori, senza mettergli il nome di socialista o di comunista, che hanno solo menato della zizzania, perché poi dopo hanno sempre litigato per le scissioni. Mario Fantini era socialista... Fòcul era socialista... i Taliàn erano socialisti. Erano tutti antifascisti! Ora che ricordo qui alle Gerre hanno picchiato anche
gli Arrigoni. Erano presi di mira anche loro perché erano antifascisti. Era tutta gente segnata. Non si poteva nemmeno uscire di casa in quel periodo lì! E quelli che non avevano la tessera li discriminavano, perché i fascisti se tu non eri fascista non ti davano nemmeno da lavorare.
Per questo in tanti sono scappati in Francia. Della mia famiglia sono andati Noè Gelmi ed Erminio, il figlio di mio zio Antonio, che era vicino a Sedan. Mio padre non è andato in Francia... aveva troppi figli, come faceva a scappare? Anche mio zio Abele non è andato, però ha subito. In Francia è andato anche Dante Talàin, che poi un suo figlio è scappato anche lui, perché dopo eravamo tartassati anche noi giovani in conseguenza delle idee dei nostri genitori. Sai com'è... eravamo nati nelle case dei poveri e non potevamo mica tanto vedere i fascisti. A me e a Paolo Petecchi eravamo ragazzi - ci hanno anche messo in galera a Cremona. Venti giorni a pane ed acqua e dormire per terra, perché cantavamo lì al caffè di Pòldu: «Sul lago Tana se màngia 'na volta a la stemàna", che il lago Tana era un lago dell'Abissinia. Un'altra volta - avevo quindici o sedici anni - sono entrato dentro alla Crepa senza neppure un centesimo. Premetto che la Crepa era il caffè dei signori e dei fascisti, lo è sempre stata. Appena dentro, Sartori mi ha detto: «Smerdòn d'en smerdòn' Và fò, fìol de busgnàk... che voleva dire che eravamo comunisti, socialisti. Era l'espressione cruda dei superiori che volevano comandare! Allora non si poteva mica tanto rispondere, non si poteva dirgli niente, ma io invece gli ho risposto e allora lui mi è corso dietro. Io sono scappato fuori e in piazza allora c'era ancora la ghiaia per terra e a me è venuto un gran nervoso, ho preso un sasso e gliel'ho tirato in faccia. Mi ha denunciato e dopo, alle tante, mio padre è riuscito a passarla liscia.
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La fotografia riproduce uno dei primi gruppi di Arditi del Popolo. Al centro si riconosce giovanisimo il repubblicano Vincenzo Baldazzi (Cencio) che fece parte dei vari Direttorii Nazionali con sede a Roma. Deve essere considerato uno dei comandanti dell'Organizzazione con l'anarchico, ex ufficiale Ardito di guerra, Argo Secondari e il sindacalista socialista Giuseppe Mingrino di Enna. Per combattere la reazione fascista, ex combattenti nella guerra 1915 -18 e avversari dell'intervento sono ora uniti. Il busto di Giuseppe Mazzini e la presenza di un bersagliere e altri militari depone chiaramente per una matrice repubblicana e interventista del gruppo. Baldazzi nacque a Genzano (Roma) il 25 ottobre 1898 (dal "QUADERNO DI STORIA" di Armando Parlato "Da Cremona all'Olocausto")
Val davvero la pena di leggere il volume di Juri Meda "Sovversivi", l’ultimo quaderno del Laboratorio della Memoria di Isola Dovarese (recentemente definito da «La Repubblica» come «la prima mnemoteca italiana»). L'impronta ideologica è fortissima, ma resta il valore di una documentazione pressochè sconosciuta che traccia un panorama di grande interesse
dell’arditismo popolare, dell’antifascismo e del fuoruscitismo in alcuni paesi dell’Alto Casalasco (Isola Dovarese, Piadena, Drizzona, San Lorenzo de’ Picenardi, Torre de’ Picenardi, Calvatone e Volongo) e della vicina provincia mantovana (Canneto sull’Oglio e Acquanegra sul Chiese).
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La ricerca - iniziata tre anni fa - non consiste in una semplice raccolta di fonti orali: le testimonianze degli uomini e delle donne che vissero in prima persona la tragedia della persecuzione fascista e che ne conservano tuttora un ricordo vivissimo costituiscono larga parte del lavoro, ma non lo esauriscono. Lo spunto per questo studio, d’altronde, è stato fornito da un documento ritrovato presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma all’interno del Casellario Politico Centrale: il documento consisteva in una nota inviata dalla R. Questura di Cremona al Ministero degli Interni nel 1921 nella quale si faceva cenno all’assalto lanciato da «una trentina di arditi del popolo provenienti da Isola Dovarese» alla sede del Fascio di Combattimento di Volongo. Il ritrovamento del documento ha avviato un’intensa ricerca d’archivio condotta presso il Casellario Politico Centrale a Roma, nei fondi «Questura» degli Archivi di Stato di Cremona e di Mantova e negli archivi storici comunali di alcuni paesi del Casalasco. E' stata così ricostruita la storia di coloro che si opposero al fascismo strenuamente, pagando con l’esilio e spesso con la vita i propri ideali politici e la propria avversione alla dittatura.
Il volume - dopo un breve excursus storico sul movimento contadino a cavallo tra Ottocento e Novecento - prende avvio nel 1919, anno in cui vennero fondati i Fasci di Combattimento, ed analizza la nascita, lo sviluppo, l’attività ed infine la sconfitta dei nuclei militanti antifascisti che operarono nella zona compresa tra le provincie di Cremona e di Mantova, nei paesi che sorgono lungo il fiume Oglio. Dall’esiguo ma agguerrito nucleo di arditi del popolo operante ad Isola Dovarese nel biennio 1921-1922, ai numerosi espatrî clandestini in Svizzera ed al fuoruscitismo nelle zone carbonifere belghe e francesi, fino alla cosiddetta «banda della rana», cellula clandestina del PCd’I nata a Piadena nel 1928 ad opera di Nino Arienti e Cesare Donelli e scoperta dall’OVRA nel 1932, i cui componenti furono tutti deferiti al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato.
Il volume è stato editato dal Laboratorio della Memoria, grazie al prezioso contributo della Provincia di Cremona e dei Comuni di Isola Dovarese, Piadena, Torre de’ Picenardi, Canneto sull’Oglio e Drizzona. La pubblicazione di questa ricerca servirà in parte a colmare la scarsità di studi storici prodotti in ambito locale su questo dibattuto periodo della nostra storia e a restituire memoria di fatti e personaggi dei quali molto spesso è andata completamente persa ogni traccia sia a livello di memoria pubblica che di memoria privata, poiché ormai soltanto i vecchi ricordano i nomi e le storie di queste persone, che non fecero più ritorno al paese dall’esilio e che pertanto sono assolutamente ignoti alle generazioni successive.
Notevole il raffronta tra la testimonianza orale (della quale diamo un esempio nel box) e il reperto documentale. Riguardo alle motivazioni del lavoro scrive nella introduzione Juri Meda:" "Quando ho iniziato la ricerca che ha condotto a questo libro nessuno a Isola Dovarese parlava più da tempo di arditi del popolo, antifascisti o fuorusciti. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale e il ritorno della democrazia, infatti, la memoria collettiva del paese concentrò i propri sforzi di rielaborazione e di trasmissione del vissuto comune sulle vicende della resistenza locale al nazifascismo e sull'eccidio del 29 aprile 1945, nel quale persero la vita Andrea Piazza, Romolo Bocci e Cesare Meda.
Quanto sostengo è testimoniato dalla completa assenza nell'arredo urbano e nell'onomastica viaria del paese di qualsiasi riferimento agli uomini che epicamente sostennero quella lotta e agli eventi dei quali si resero partecipi. Eppure il paese respira ancora quegli stessi uomini e quegli stessi eventi ogni giorno, scorrendo di fronte ai locali della vecchia cooperativa socialista, le cui scritte non sono ancora state del tutto cancellate dalle intemperie e dal tempo, e riferendosi a via Cavour col nomignolo di "PIcula Rüsia". Tracce residuali, cui ormai più nessuno bada.
Questo libro intende essere l'esempio di come le vecchie carte conservate nell'archivio di un comune, unite ai ricordi - a volte sbiaditi - di chi ancora lo abita, possano restituire la dimensione di un'epoca ormai dimenticata e trasmetterne la memoria alle generazioni future."

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Gio, 16 dic 2004
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