Sin qui la testimonianza di Guido Miglioli relativa alle ultime ore del fascismo in Cremona.
Le condizioni poste da Farinacci, naturalmente, non furono prese in considerazione dal CLN, ma Miglioli fu al centro della polemica anche in tempi successivi, quando si discusse, tra i vincitori, in merito al fatto se Miglioli fosse stato o meno autorizzato alla trattativa, ma si trattava evidentemente di uno scontro nascosto da pretesti formalistici, tra la parte moderata e quella oltranzista immediatamente in lotta tra di loro.
Da una testimonianza scritta, seppure formalmente anonima di Emilio Zanoni si sa che già mezz'ora prima dell'incontro di Guido Miglioli col genero di Farinacci il CLN era riunito nel salone dell'Associazione Mutilati in Via Beltrami e che all'ordine del giorno v'era un solo argomento, la trattativa con Farinacci. Guido Miglioli, nel caso non fosse autorizzato alla trattativa, poteva allora essere fermato in tempo. E quando venne aggiornata la seduta del CLN, nel pomeriggio dello stesso 25 aprile nello studio dell'Avv. Calatroni, sempre in Via Beltrami, fu il socialista Gino Rossini a portare a conoscenza del CLN le richieste di Farinacci che furono respinte.Alle ore 18 una telefonata raggiunse il genero di Farinacci. Riferisce Gian Biazzi Vergani: «Una voce che non era quella dell’on. Miglioli, rese noto che le trattative...erano sospese. Né ebbero, difatti, altro seguito».
Perché i moderati si accodarono alle posizioni intransigenti dopo aver alimentato con Rizzi e Rossini la trattativa? Perché desistettero, se il fronte del no non era compatto e se anche Ennio Zelioli Lanzini, uomo graditissimo alla Curia durante il ventennio (presidente della Giunta Diocesana dell’Azione Cattolica) addirittura si offerse per una soluzione ponte e informò l’arcivescovo Cazzani,dopo un contatto diretto con Miglioli?
La risposta è molto semplice e ce la fornisce lo stesso Ennio Zelioli Lanzini. Entra in gioco una volta di più la figura di Giovanni Cazzani. Il grande attore del trapasso dal regime fascista al regime borghese non giudicava certamente in modo favorevole la discriminazione di Mussolini che sognava una RSI affidata ai socialisti contro monarchici e reazionari. Alle proposte di Ennio Zelioli Lanzini, Cazzani fu «freddo e lasciò cadere la cosa». Fu dunque ancora una volta il Vescovo a far pendere la bilancia.
Qui si esaurì il compito di Guido Miglioli in quella giornata e in quella trattativa, sia che fosse stato autorizzato a portarla avanti, come è probabile, sia che fosse stata un'iniziativa sua personale. Al termine di quella storica giornata, comunque, a Cremona non era ancora successo nulla a differenza che in molta parte d'Italia. IL CLN aveva fissato l'inizio della Resistenza per le ore 14 del 26 aprile e Farinacci, che avrebbe avuto il tempo di mettere a fuoco la città, preferì la soluzione che già aveva prospettato sul suo giornale lasciando la città del Torrazzo col probabile proposito di congiungersi a Mussolini sulla strada per la Svizzera. Il suo viaggio sarebbe tragicamente finito con la fucilazione a Vimercate.
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