Sicuramente la ristrutturazione di Villa Stuck suscita non poca invidia in noi cremonesi costretti a difendere a denti stretti (magari proprio con l’ausilio di una grande esperta tedesca) la grande opera razionalistica di Carlo Cocchia per Palazzo dell’Arte (altrove - lo abbiamo letto - si recuperano e si ricostruiscono persino i minimi dettagli, qui si vogliono alterare con vetro e corridoi sospesi, con ascensori e roof garden - letteralmente “giardino coperto” - le espressioni più significative del razionalismo di Cocchia, come il movimento delle ombre sui muri in cotto e la illuminazione, davvero straordinaria e attualissima, degli interni con luce naturale finché il giorno la consente: incredibile ma vero!).
Perché la casa del Principe monacense si collega alla Casa del Ragno come richiamano gli stessi e non inconsapevoli colleghi tedeschi?
Perché si riallaccia nobilmente, sia pure in diverse dimensioni e persino in un’altra epoca (ma non per ispirazione eclettica che proviene direttamente dal liberty e da conoscenze mitteleuropee) alla villa del principe Stuck.
La “Casa” di viale Po fu analogamente realizzata nel 1928 non da un architetto o ingegnere, ma da un artista, lo scultore cremonese Anselmi su suo progetto , disegni e sculture che trionfano in tutto l’esterno e nella straordinaria anticamera.
Non ebbe vita facile presso le autorità comunali che la consideravano una bizzarria di artista. In proposito, Ugo Gualazzini, il quale faceva parte della commissione edilizia dell’epoca, riferì che lo scultore venne addirittura preso in giro perché, nella sua inesperienza progettuale e tutto preso dalla furia creativa, aveva dimenticato le... scale!
Ma Anselmi era un artista deciso portò a termine il suo lavoro e consegnò la “Casa del Ragno” alla sua famiglia che la abitò fino agli inizi della seconda guerra mondiale. Venne poi occupata da un distaccamento dalle truppe tedesche che comportandosi ben diversamente di quanto non sia avvenuto a Monaco in questi anni, devastarono soprattutto la parte superiore della villa, in particolare la singolare torretta sulla quale installarono antenne di comunicazione radio. Ma era la Guerra e c’era l’occupazione.
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