In condizioni tutt’altro che felici, ma con tutto l’amore che evidentemente deriva da una profonda sensibilità, la villa fu acquistata alla fine del conflitto dalla famiglia Biazzi (ed ora è curata dall’esimio allergologo dott. Ernesto Biazzi). Gli attuali proprietari rimediarono ai danni soprattutto ai piani bassi e all’esterno, procedendo anche, abbastanza di recente, ad una ripulitura delle sculture esterne (dove forse si è esagerato con la copertura bianca abbacinante del gesso).
Cremona è rimasta abbastanza indifferente a tutto. Più una curiosità da mostrare ai bambini quando si faceva la passeggiata sul Viale che un esempio di invenzione architettonica.
Non così, invece, l’Associazione “In Arch” che agli inizi degli anni novanta indisse un convegno a Cremona, guidata dall’architetto Giuliano Guiducci e ispirata dal grande Zevi.
Su questa spinta, alcune riviste di settore si occuparano della “Villa del Ragno”.Ma i giudizi positivi non smossero più di tanto. A proposito di pareri, è pure significativo, per i giudizi che esprime, non del tutto condivisibili, ma assolutamente suggestivi, un libro del 1975, che riteniamo oggi introvabile, dal titolo “Graffiti del Ventennio” , (SugarCo edizioni, autore Plinio Ciani) che si occupa delle singolarità dell’architettura mussoliniana e dunque include tra le opere ispirate dalla volontà di dare l’impronta del regime alla architettura del periodo, anche la “Villa del Ragno” alla quale dedica alcune pagine illustrandone i particolari più curiosi o significativi.
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