"Il Vascello", pagine di cultura: Giardini cremonesi Testo di Marida Brignani e Luciano Roncai,
foto di Luigi Briselli ed Ezio Quiresi


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5- In altri casi si preferiva “specializzare” la produzione delle singole cascine che divenivano fra loro complementari e concorrevano a costituire vasti complessi produttivi afferenti ad un’unica proprietà.
E’ il caso, ad esempio, del principe De Soresina Vidoni. La sua attività è documentata non solo dalla realizzazione della cascina Fienile a Cignone, ma anche nel grande stabilimento agrario detto “Le Piacentine” a Roncole di Busseto, solo in parte realizzato. Si tratta di un prototipo di insediamento rurale comprendente la residenza signorile, la residenza contadina, le stalle, i fienili e i granai, ma anche edifici innovativi (veri e propri laboratori agro-alimentari, di produzione specializzata e di trasformazione dei prodotti agricoli) quali il caseificio, la serra per agrumi ed ananassi ed il filatoio: tutto organizzato in un unico complesso, formalmente progettato dall’architetto Luigi Voghera. A “Le Piacentine” pare si possa accostare, come precedente di grande valore e novità architettonica, il complesso di “Terra Amata”, fulcro direzionale di un’economia agraria e molitoria che coinvolgeva ampiamente il territorio di Castelverde, alle porte di Cremona.
Questa realizzazione, che potrebbe essere collocata temporalmente tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, può rientrare in quegli esperimenti di impianti ex novo di architetture rurali che, con l’insediamento di S. Maria al Campo, anch’esso alla periferia della città ma sul versante opposto, e la corte Jacini San Gervasio a Casalbuttano costituirono nel tempo modelli interessanti e validi per l’adeguamento della struttura funzionale delle cascine dell’intera area. Sempre a Castelverde la cascina Fabbrica, in località Livrasco, si propone anch’essa come realizzazione di rilievo, che trova riscontro nella provincia di Cremona in vari complessi quali Sant’Antonio d’Anniata a Pessina Cremonese, la cascina Grande degli Stanga ad Azzanello, la più tarda cascina di Ombriano del Cavalier Rossi, o il complesso agrario denominato Cascina Hermada a Vaiano fino alla cascina Stanga di Crotta d’Adda che, in forme e dimensioni diverse, paiono far riferimento a questa idea di grandi stabilimenti agrari.
Sembra di intuire che nel Settecento il giardino si venisse a collocare all’interno di un progetto di gestione delle cascine intese, secondo la riaffermazione del Niccoli, come unità territoriali composte non solo di edifici, ma di terreni agrari e reticoli idrici e viari. La sommatoria delle “cascine”, in questa accezione, dava origine alla particolare fisionomia del territorio, come la sommatoria delle “ville” caratterizzava la campagna veneta. Il giardino pertanto, pur possedendo una propria autonomia formale e produttiva, ancora nei decenni centrali dell’Ottocento trovava una collocazione precisa all’interno di un’economica gestione del piano di riordino agrario lombardo e dei territori immediatamente confinanti. Il suo ruolo non era secondario e la sua presenza costituiva a tutti gli effetti un elemento rilevante dell’intero complesso insediativo rurale; non si deve dimenticare inoltre il ruolo sperimentale che spesso assumeva.
Era proprio in giardino che si sperimentavano nuove varietà colturali, nuove tipologie e modalità di innesto, l’acclimatazione di specie d’importazione, la valutazione della redditività di nuovi ibridi e modalità colturali inedite.



Edizioni Del Miglio, via Stradivari 5, Persico Dosimo -- -- 12-05-2004