"Il Vascello", pagine di cultura: Giardini cremonesi Testo di Marida Brignani e Luciano Roncai,
foto di Luigi Briselli ed Ezio Quiresi


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6- L’area cremonese sembra essere quella ove si è realizzato in forma più compiuta il dettato dei riformatori lombardi, tenendo conto delle peculiari specificità delle diverse zone, disomogenee non solo per morfologia, caratteristiche idrogeologiche e pedologiche, ma anche per forme di proprietà, riferimenti storici e culturali, disponibilità economiche. Benché non ancora indagate a fondo le personalità e le relazioni che influirono sull’affermazione di queste teorie della conduzione agraria e della gestione del territorio, E’ assai probabile che abbia avuto un ruolo rilevante il Biffi, zio dei gemelli Picenardi e abituale frequentatore dell’ambiente cremonese.
Ma un ruolo non trascurabile potrebbe avere avuto anche la consuetudine di tecnici, artisti e nobili locali con la cultura parmigiana che trae in quegli anni ampi riferimenti dalla Francia (per la provenienza e la cultura della sua corte) ed ha contatti con l’ambiente tedesco ed inglese. Karlo Barwitius infatti, giardiniere di corte di Maria Luigia, era nato in Boemia ed aveva studiato Arte del Giardinaggio in Austria, presso il “Gran giardino Tochnisch” di Gratz dal 1807 al 1810. Con l’attestato di giardiniere era entrato al servizio dell’imperatrice Maria Luigia d’Austria, si era poi affiliato alla Royal Horticultural Society di Londra ed aveva seguito a Parma la sovrana nel 1816, dopo la caduta di Napoleone, per assumere l’incarico di direttore del giardino di Colorno.
Dopo aver dimostrato le proprie capacità nel rinnovamento dei giardini della reggia ducale, nel 1821 progetta l’adeguamento del complesso giardiniero e della riserva di caccia del Casino dei Boschi di Sala Baganza trasformandoli in uno dei primi esempi di giardino all’inglese dell’Italia settentrionale. I contatti fra l’ambiente parmense e la cultura giardiniera d’oltralpe ha però radici più lontane e ormai consolidate: nel 1763 Maria Amalia aveva inviato in Inghilterra il proprio “bracchiere” ed era nota l’attenzione del ministro Du Tillot nei confronti del rinnovamento delle scienze e dell’agronomia. Egli aveva arricchito la biblioteca ducale di numerose opere e trattati francesi quali la Storia naturale di Georges Louis Leclerc de Buffon ed un’Architecture des Jardins; aveva inoltre chiamato a Parma il noto paesaggista bolognese Pietro Giacomo Palmieri quale docente presso l’Accademia di belle Arti diretta dal Petitot. Grazie al personale interesse per la botanica di Ferdinando di Borbone, era poi stato rifondato nel 1768 l’orto botanico, in sostituzione del precedente giardino dei semplici voluto da Ranuccio I Farnese.



Edizioni Del Miglio, via Stradivari 5, Persico Dosimo -- -- 12-05-2004