"Il Vascello", pagine di cultura: Giardini Cremonesi Testo di Marida Brignani e Luciano Roncai,
foto di Luigi Briselli ed Ezio Quiresi


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14- Se i caratteri edonistici del giardino storico includevano le varietà produttive e le più significative e decorative specie autoctone, in quanto anch’esse finalizzate al miglioramento della qualità della vita, nella “città-giardino” lombarda che si è andata via via definendo nella seconda metà del Novecento l’edonismo sembra aver escluso la produttività dalle proprie caratteristiche specifiche; così l’uso di specie a scopo puramente ornamentale, quasi esclusivamente non locali, è divenuto prevalente, sia nei giardini privati che negli spazi pubblici: parchi, viali, piazze, aiuole stradali e arredi urbani. Proprio queste specie, uscite dai giardini, hanno impresso una connotazione nuova all’intera trama del territorio, a scapito di molte specie autoctone, non meno gradevoli o decorative, ma semplicemente percepite come troppo comuni, confinate quindi in aree marginali o relitte ed in qualche caso talmente impoverite nella consistenza numerica da renderne necessaria la tutela. Le stesse specie sono via via diminuite anche nella trama agraria che ha sacrificato siepi, filari e alberi isolati alla manutenzione meccanizzata dei canali, delle capezzagne e dei confini agrari.
Tuttavia, proprio alle numerose specie alloctone ed esotiche che popolano oggi i nostri giardini e l’intero territorio, la grande diffusione, volontaria ed involontaria, ha finito per far perdere il pregio della rarità. Molte delle specie gelosamente collezionate un tempo dagli orti botanici sono oggi comunemente diffuse nelle case e nei giardini, semplicemente raggiungibili a costi relativamente bassi presso i vivai ed i garden center, in grado di offrire in qualche caso molte più varietà, colori e forme di quanto le medesime specie offrano spontaneamente in natura. Ma poichè l’interesse ed il pregio di un oggetto si accompagnano da sempre alla sua rarità e alla cultura che consente di riconoscerla , nell’ultimo decennio si è andata lentamente affermando una nuova tendenza. La diffusione di una conoscenza più sensibile e attenta alla natura e al territorio, almeno nelle intenzioni, induce a riscoprire e rivalorizzare le specie autoctone o le varietà decorative e produttive di origine non locale consolidate e “naturalizzate” da un’antica tradizione d’uso, scelte nelle loro forme più primitive e meno manipolate. Una nuova forma di collezionismo domestico che nei giardini di nuovo impianto rende più frequente l’incontro con il nespolo ed il sorbo che con la scultorea Araucaria del Cile, così ricercata tra gli anni Settanta ed Ottanta del XX secolo.



Edizioni Del Miglio, via Stradivari 5, Persico Dosimo -- -- 12-05-2004