"Il Vascello", pagine di cultura: Giardini cremonesi | Testo di Marida Brignani e Luciano Roncai, foto di Luigi Briselli ed Ezio Quiresi |
15-All’interno del giardino, insieme a specie esotiche, sembrano tornare con rinnovata dignità alcune specie che un tempo ne erano escluse perché tipiche dell’ambiente agreste; specie divenute oggi insolite, talvolta rare, alle quali sono dedicate nuove forme di attenzione. Ed alcuni vivai specializzati, novelli orti botanici, soddisfano questa nuova frontiera del gusto: alberi e arbusti, rose e frutti “antichi” fanno la loro ricomparsa nei giardini più aggiornati ed apprezzati, nelle fiere e nei mercati specializzati, rispondendo al gusto collezionistico dei privati e alla volontà di riqualificazione ambientale di alcune istituzioni preposte alla gestione e alla tutela del territorio. Una sensibilità nei confronti degli aspetti naturalistici locali e delle loro potenzialità, anche edonistiche ed estetiche, che non può più trovare corrispondenza in una campagna altamente produttiva, ma povera di identità e biodiversità. E l’idea di territorio-giardino, sempre intimamente connessa alla cultura e alla particolare forma di qualità della vita cui ogni epoca aspira, sembra oggi divergere sia dalla produttività agricola, sia dalla qualità estetica standardizzata e non caratterizzante. Raggiunta e superata la soglia di una agricoltura in grado di sostentare l’intera popolazione, raggiunti livelli mediamente buoni di qualità della residenza e dei servizi, il “mito” del territorio giardino trova nuove forme e nuovi significati: si sposta verso il concetto di parco, nella vasta ed articolata gamma delle sue accezioni di area tutelata dal punto di vista naturalistico e paesaggistico nell’interesse della collettività. Le specie arboree e l’estensione del parco si sovrappongono alla campagna, mentre i confini precisi e la tutela cui è sottoposto ricordano le attenzioni tipiche del giardino. Lungo i fiumi, rimasti sempre territori marginali per l’agricoltura con aree relitte meno intensamente sfruttate e modificate, si addensano oggi i nuovi elementi di qualità: una morfologia variegata, zone umide e associazioni arboree spontanee. Le piste ciclabili attraversano e percorrono il nuovo “giardino diffuso” tessendo una trama di collegamenti fra le emergenze naturalistiche, paesaggistiche e culturali più significative, ma cercando di coinvolgere anche l’area agricola più tradizionale dove si assiste ad un tentativo di riqualificazione ambientale attraverso la penetrazione incentivata e normata della vegetazione autoctona nelle aree interstiziali e marginali dei coltivi, lungo le rive, le strade campestri ed i lembi di terreno di risulta. |