I papi contro il potere vescovile
La protezione e i privilegi che i papi, da Alessandro II in poi, accordano a queste fondazioni monastiche non fa che confermare la volontà di sottrarli al potere vescovile, all'autorità che governa la città vecchia.
Motivazioni che paiono giustificare l'insediamento di queste comunità monastiche nell'ambito di Città Nova, la cui struttura urbana è assimilabile a un insieme di piccole cittadelle familiari chiuse in se stesse in macroisolati quasi indipendenti, talvolta strutturati attorno alle presenze religiose.
I due primi nuclei monastici, e S. Salvatore soprattutto, nascono dunque come strutture estremamente chiuse, autosufficienti, senza alcun rapporto con il contesto, costituito allora, con tutta probabilità, da terreni coltivati nonostante la minaccia incombente delle piene del Po. La pianta di Antonio Campi del 1582 sembra confermare tale ipotesi: S. Salvatore, nel frattempo divenuto S. Monica, appare isolato, privo di qualsiasi relazione con il contesto che rimane indefinito, forse disabitato; S. Benedetto invece pare chiuso verso Città Nova, a cui volge le spalle e all'esterno delle cui mura era sorto, ma aperto in direzione del borgo nato attorno alla chiesa di S. Ilario, ancora orientata in direzione ovest-est, verso il cui sagrato dava l'ingresso del monastero benedettino.