Cremona: una rivista di cultura ai tempi del fascismo
Un articolo di Gianfranco Taglietti
A centro pagina: Il primo numero di Cremona, marzo 1928 - Il testo sotto la foto


Il Vascello - L'inserto culturale

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1- Una tesi di laurea stimolante

A proposito della tesi di laurea di Valentina Rigoli (anno accademico 2002-2003), occupiamoci della rivista "Cremona" pubblicata a cura dell’Istituto Fascista di cultura dal 1928 al 1943.
Nessun revisionismo storico. Nessuna rivalutazione del Fascismo. Ne abbiamo abbastanza di dispute ideologiche e di facili condanne. Siamo stufi di polemiche sul sesso degli angeli (o dei demoni?). Il Fascismo è ormai defunto e seppellito da oltre mezzo secolo. Il ‘funesto’ ventennio, il ‘famigerato’ ventennio è stato un periodo della nostra storia, con molte ombre e qualche lampo di luce. Da non riesumare, per carità di patria, assieme alla Monarchia. Ormai è storia passata, che attende (ma è in corso) un definitivo, equilibrato giudizio della storia.

Ho taciuto per non essere additato al ludibrio pubblico

Finora, noi che l’abbiamo vissuto, che, nati nei primi decenni del secolo XX, ne siamo stati, più o meno consapevolmente, un’espressione modesta ma significativa, abbiamo taciuto, nel timore di essere condannati dall’opinione pubblica, sempre voltagabbana, nel timore di essere fraintesi, di essere additati al pubblico ludibrio.
Che ci si sia andati convincendo, col tempo, che quella impalcatura colossale era di cartapesta, uno scenario d’operetta (e talora di tragedia), una retorica struttura morale, che la mania di grandezza non aveva basi solide (poggiava su un terreno infecondo e povero), che il progresso sociale non era sorretto da idealità di avanzamento etico e politico, tutto questo non ha valore.
Noi siamo stati fascistelli, abbiamo indossato quelle divise, abbiamo ubbidito e combattuto per cause sbagliate, abbiamo addirittura invaso la Russia, il Paese della sacralità comunista; magari siamo stati feriti sul campo di battaglia. Che importa?
Da balilla siamo stati insigniti di due croci al merito; da ‘cadetti’ abbiamo avuto il comando del plotone dei balilla moschettieri che presentò le armi al passaggio del corteo nuziale di Adriana Farinacci e di Palmiro Mola. Ohibò! Più fascisti degli altri? No; più zelanti, più precisi, più disponibili…

La nostra colpa fu di essere nati negli anni del fascismo

La nostra colpa era, ed è, di essere nati nel ’20, di essere maturati in quegli anni, di non esserci rifugiati in Svizzera per sfuggire al servizio militare, di non aver avuto genitori (o parenti) fuorusciti. Il giudizio dei ‘saggi’, nati nel ’30 o nel ’40, è quello di condanna: pollice verso.
Quanta freschezza, invece, quanta spontaneità e serietà di giudizio, quale acribia storica da parte dei giovani che si affacciano alla ribalta in questi anni di democrazia e che guardano al passato con ingenuità (nobile e non prevenuta)!
Tutto questo preambolo-sfogo per parlare di una tesi di laurea, a cui abbiamo un poco (molto, molto poco) collaborato e che è ora all’esame di molti, che è stata presentata al pubblico e che sarà pubblicata negli Annali della Biblioteca, se ben ho capito.



Pagina aggiornata alle ore 22:34:49 di Mercoledì, 15 dicembre 2004